MARCO BAGNOLI

ARABA FENICE

24 giugno – 24 settembre 2013

Araba Fenice, personale di Marco Bagnoli all’interno della Limonaia grande nel Giardino di Boboli. Il progetto a cura di Sergio Risaliti, è stato realizzato in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze.

Concept
Marco Bagnoli ha da sempre un rapporto speciale con la città di Firenze. Per la città ha realizzato opere site-specific, installazioni ispirate all’architettura del luogo, alle sue condizioni ambientali e luministiche, ai significati riposti in questi contesti, così peculiari e straordinari. La relazione col luogo rappresenta l’occasione per dialogare col passato, confrontandosi e assumendo di volta in volta – come materiale del suo progetto – quelle esperienze artistiche, filosofiche, scientifiche e spirituali di cui il nostro tempo sembra aver dimenticato la grandezza e vitalità. Un confronto che non indugia nella citazione di immagini e stili obsoleti o già museificati, ma vive di ricerca e curiosità per forme e materiali singolari o preziosi, secondo traiettorie eccentriche, che portano Bagnoli a contatti costanti con simbologie e mitologie non solo occidentali. Non è insolito vedere accostati materiali iconografici e leggende dell’antica Persia a quelle Veda, miti greci e filosofia rinascimentale, scienza sacra ed epistemologia contemporanea.

Per Araba Fenice, Bagnoli realizza una serie di lavori pensati per lo spazio della Limonaia grande e per il giardino di rose e limoni antistante il settecentesco edificio, disegnato dall’architetto Zanobi del Rosso nel 1778 su commissione di Pietro Leopoldo di Lorena.

Le opere esposte
All’interno troviamo sculture, installazioni di luce e suono, oltre a un grande disegno di 90 metri che rappresenta i Sette dormienti nella grotta come vuole la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. L’opera è realizzata con una sequenza di circa 500 segni appesi al soffitto e realizzati in stoffa, gesso, pigmento rosso e foglia d’oro. Il pubblico scopre anche il Cane di Hermes, una scultura a terra realizzata sovrapponendo tra loro elementi geometrici, in modo da ricavarne la sagoma di un muso di cane. Due grandi parabole (Janua Coeli) specchianti in bronzo e rame, poste ai lati estremi dello Stanzone, riflettono lo spazio all’interno con tutto quello che contiene, assieme alla luce emessa da due proiettori che di riflesso illuminano i tratti dei Sette dormienti. All’esterno e al centro del giardino è stata installata una Mongolfiera fatta di soli raggi sottili: la struttura si specchia col suo doppio luminoso proiettato sulla parete della Limonaia per apparire in movimento rotatorio, mentre nel vano della porta, sospesa, troviamo la ‘mandorla’ mistica dell’ Immacolata concezione, una delle ultime invenzioni dell’artista: un ovale di ceramica e resina dipinto a foglia d’oro con incassato al centro un corpo solido, un ovoide, che allude al corpo materiale pregno di luce e sollevato in cielo come corpo astrale. La mandorla mistica è il risultato dell’intersezione di due cerchi, ovvero dell’unione di due dimensioni come quella del cielo e della terra, del divino e dell’umano, del maschile e del femminile, del piano materiale e di quello spirituale.

Immagini di ombre e di luce si sdoppiano e ripetono, in un gioco ipnotico di fissità e movimento, al centro del quale appare l’Araba Fenice, la sagoma di una mitica figura che qui viene costruita nel vuoto generato dall’assemblarsi di ben tre sculture. Figura del nascere e rinascere, dell’apparenza effimera e della forma eterna. Anche Dante evoca la Fenice, che viene ricordata nella Divina Commedia, nel XXIV canto dell’Inferno. Fin dal Medioevo la Fenice è stata interpretata come simbolo della morte e resurrezione di Cristo. Mentre per gli alchimisti, la mitica figura veniva associata alla rinascita spirituale e alla Trasmutazione Alchemica. “Fenice” era il nome dato dagli alchimisti alla pietra filosofale.

La personale di Marco Bagnoli è un progetto di grande impegno formale e di grande impatto concettuale in cui l’insieme delle singole manifestazioni – figurative o astratte – dà vita a un teatro del mondo, posizionato tra limite visibile e invisibile. Un’esposizione che poggia su una peculiare esperienza di sincretismo concettuale, iconografico e spirituale, nonché sull’esperienza della bellezza sperimentata come traguardo tanto spirituale quanto formale. Marco Bagnoli si muove da sempre sul doppio binario di arte e scienza, dove però è la visione dell’artista a colmare le lacune dello scienziato, bloccate ideologicamente di fronte alle rivelazioni di tipo metafisico e trascendentali. Arte come soglia da attraversare per un’esperienza di Bellezza che possa accendere un desiderio di Verità ulteriore.

L’autore
Marco Bagnoli è presente da anni nelle grandi mostre internazionali, come la Biennale di Venezia (1982, 1993, 1997) e Documenta a Kassel del 1982 e 1992. Dalla metà degli anni Settanta ad oggi ha partecipato a mostre collettive in Italia e all’estero (X Biennale de Paris, Arte e Critica, Identité Italienne, The European Iceberg, Promenades, Ouverture, Soonsbeek, East meets West, Europa oggi, Periodi di Marmo, Minimalia, Belvedere dell’Arte). Grandi istituzioni museali come il Castello di Rivoli, il Magasin di Grenoble, il De Appel di Amsterdam, il Centro d’Arte Contemporanea di Ginevra, il Museo d’Arte Contemporanea di Lyon, l’IVAM di Valencia, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Quarter-Centro d’Arte Contemporanea a Firenze, hanno organizzato sue personali.
L’artista ha anche seguito un percorso del tutto personale, in anticipo sui tempi, realizzando installazioni site specific in luoghi di eccezionale valore artistico e architettonico, religioso e spirituale, come la Cappella dei Pazzi a Firenze, la Villa Medicea dei Cento Camini ad Artimino, la Sala Ottagonale della Fortezza da Basso di Firenze, la Chiesa di San Miniato al Monte e le sale del Palazzo Pubblico di Siena. Le sue opere si trovano in importanti collezioni internazionali e installazioni permanenti gli sono state commissionate da istituzioni pubbliche e mecenati privati.

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